La produzione di ceramiche a Deruta è documentata fin dal XIII secolo. Ma è fra la fine del secolo XV e la metà del XVI che essa vive il suo maggiore splendore, accanto agli oggetti di uso quotidiano compaiono pezzi ornamentali con motivi geometrici e antropomorfi. La policromia cambia completamento rispetto alla tradizione precedente, appare il blu cobalto intenso e diluito, accanto al giallo su uno smalto impreziosito da sovrapposizioni che danno luogo ad un raffinato gioco di bianco su bianco. In questo periodo si attesta con successo la produzione di ceramica a lustro, all'epoca detta "maiolica", prima che il termine finisse per designare tutta la ceramica rivestita a smalto, che costituirà una prerogativa quasi esclusiva delle officine derutesi. Molte opere uscite dalle botteghe artigiane derutesi sembrano, nei motivi e nei soggetti raffigurati, ispirarsi alle opere pittoriche dell'artista perugino Bernardino di Betta detto il Pinturicchio. Sono di questo periodo le caratteristiche coppe amatorie che costituivano oggetto di dono fra fidanzati. Anche le piastrelle per pavimenti raggiungono un alto livello nella fattura e nel colore.
Di gran pregio è quello della Cappella Baglioni nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello. Tra i ceramisti la figura di maggior spicco fu senza dubbio quella di Giacomo Mancini soprannominato il Frate. Verso la fine del XVI secolo inizia la decadenza sia qualitativa (gli influssi esterni hanno il sopravvento sull'originalità) sia quantitativa, con la diminuzione delle botteghe artigiane. La rinascita si ha all'inizio del Novecento dando luogo alla produzione moderna che recupera nei colori e nei disegni il periodo di maggior splendore. L'attività di una serie di artigiani derutesi quali Isocrate Casti, Salvatore Grazia, Angelo Artegiani, Domenico Grazia, Ubaldo Grazia, Alpinolo Magnini, Francesco Briganti, fecero nuovamente di Deruta il massimo centro regionale di produzione ceramica. Non fu solo il "revival" a caratterizzare la produzione del XX secolo. Anche se con un certo ritardo, rispetto ai movimenti artistici europei, vengono realizzate opere influenzate dall'art decò e dal liberty ed anche dalle avanguardie del secondo Novecento.
Deruta oggi rappresenta il più importante distretto di produzione della ceramica dell' Umbria. Numerose sono, infatti, le aziende, più o meno grandi, che producono oggetti in ceramica, dalle stoviglie ai tavoli, riproducendo sia disegni classici sia elementi innovativi. Suggeriamo al visitatore prima di iniziare lo shopping fra i numerosi spacci aziendali della parte bassa che costeggia la superstrada E45, di salire al borgo medioevale per visitare il Museo regionale della ceramica. Questa visita permette di avere un idea delle componenti e articolazioni della manifattura derutese nelle diverse epoche. Nelle ultime sale si possono vedere opere contemporanee a dimostrazione anche dell'interesse verso canoni estetici che non siano solo quelli della riproduzione di opere rinascimentali. Il Museo è ospitato all'interno di un complesso architettonico di grande valore storico-artistico quale è l'ex convento di San Francesco. A pochi chilometri sorge l'interessante Santuario della Madonna dei Bagni. Si tratta di una piccola chiesa, eretta alla metà del Seicento per soddisfare un voto, le cui pareti interne sono ricoperte di mattonelle votive in ceramica, fabbricate nella vicina Deruta, che riproducono le scene dello scampato pericolo. Esse coprono un arco cronologico che va dalla metà del Seicento ai giorni nostri. Le scene riprodotte sono naif, ma suscitano nei visitatori un grande interesse perché raffigurano, con molto realismo, gli eventi per cui vennero offerte, diventando cosi documenti fondamentali per una storia degli usi e costumi popolari.
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"Umbria...Cuore verde d’Italia. Percorsi di qualità", Agenzia di Promozione turistica dell'Umbria, Perugia, p.36, per gentile concessione.