

Anche preso da solo (cioè senza il contorno della piazza nel suo insieme), il palazzo è considerato uno dei più insigni monumenti comunali medievali in Italia. Una scala sospesa che si apre a ventaglio, ricostruita nel secolo scorso, sale al portale gotico del primo piano, lasciando libero l’accesso agli ingressi delle botteghe al pianterreno. Sopra al monumentale portale gotico si apre una lunetta affrescata. Si accede alla Sala Maggiore, destinata alle adunanze del popolo, di enormi dimensioni, soprattutto in altezza (30,2 m di lunghezza x 13,65 m di larghezza x 13,2 m di altezza). Da dei fori visibili nella volta a botte pare che i priori ascoltassero, non visti, i discorsi fatti durante le riunioni popolari.

“Madonna con Bambino, S. Ubaldo e S. Antonio Abate”, del XIV secolo. Anche nella cappella si trova un affresco dell’inizio del XIV sec., attribuito ora a Mello da Gubbio, in precedenza al Palmerucci. La scala conduce al piano superiore e cioè alla Pinacoteca Comunale. Organizzato secondo un ordinamento temporale, essa offre una panoramica rappresentativa della cultura artistica locale dal tardo medioevo al barocco. Sono esposti, tra l’altro, dei preziosi reliquiari del sec. XIII, un crocifisso di un artista vicino a Cimabue, un grande polittico di Guido Palmerucci, opere della scuola di Ottaviano Nelli (XV sec.), un gonfalone di Sinibaldo Ibi (1503), tele degli eugubini Virgilio Nucci e Felice Damiani. Due grandi camini e dei mobili scolpiti di pregevole fattura completano l’arredo. Sul lato del palazzo verso la valle si apre una loggia, dalla quale si gode di un’ottima vista sulla città sottostante e la conca eugubina.
All’altra estremità della piazza si erge il Palazzo Pretorio (o dei Priori), che poggia anch’esso sulle stesse strutture di sostruzione sia della piazza che del Palazzo dei Consoli. L’edificio, ora sede del comune, è rimasto incompiuto, come dimostrano le ammorsature sugli spigoli. Nella prima metà dell’Ottocento, gli fu addossato sul lato settentrionale un nuovo corpo di fabbrica. L’interno è strutturato in tre grandi sale sovrapposte, nelle quali un unico pilastro centrale sorregge le ampie volte a crociera. L’interruzione della sua costruzione è dovuta al tentativo di signoria da parte dei Gabrielli, alla quale si ribellarono gli eugubini (1350), per doversi sottomettere al legato papale, il Cardinale Egidio Albornoz (1354-71) e poi, nel 1384, alla famiglia dei Montefeltro di Urbino.
Il lungo Palazzo Ranghiasci-Brancaleoni definisce il lato nord della Piazza della Signoria. La sua facciata neoclassica del XIX secolo nasconde in verità una schiera di edifici diversi; due falsi portali mimetizzano l’accesso a dei vicoli inglobati nel palazzo, che conserva al suo interno un mosaico romano. Attraversato il palazzo, delle viuzze medievali sul suo retro e vari sottopassaggi conducono alla Via Ducale, sulla destra della quale si alza il Palazzo dei Canonici (XIV sec.), con delle eleganti bifore, ma soprattutto con la enorme botte in legno di 200 ettolitri (XVI sec.), visibile in una delle sue cantine.
Su quello che fu la “platea communis” sorsero i primi edifici pubblici del comune di Gubbio, come il Palazzo dei Consoli, ex corte dei duchi langobardi, ora inglobato, assieme ad altri edifici, dall’edificio voluto dal Duca di Urbino, Federico di Montefeltro, nel 1471-74. Spesso attribuito all’architetto Francesco Laurana, responsabile anche del Palazzo Ducale ad Urbino, è più probabile che invece sia stato Francesco di Giorgio Martini il responsabile, visto che il Laurana in quel periodo si trovò già alla corte di Napoli. Il pianterreno del precedente Palazzo dei Consoli (del XII sec.) era formato da una grande sala (il “voltone”) con delle volte, ora il passaggio aperto di una via, dal quale si accede anche a un giardino pensile che si affaccia sulla città sottostante. La grande sala del primo piano invece è stata trasformata in due sale del Palazzo Ducale, dove si sono conservati dei camini simili a quelli della residenza ducale ad Urbino. Dopo l’estinzione dei Montefeltro nel 1508, succeduti dai Della Rovere, che regnarono fino al 1621, il mobilio venne venduto in gran parte (vedi lo studio del duca, ad intarsi, ora nel Metropolitan Museum di New York). Il palazzo, restaurato di recente, ora contiene il Museo della Ceramica, per la quale Gubbio è rinomata, alla pari di Deruta, Gualdo Tadino e Orvieto. Il semplice portale in pietra da accesso ad un cortile di straordinaria eleganza per le proporzioni e per i cromatismi dei materiali impiegati. È circondato al pianterreno su tre lati da un loggiato, mancante sul lato a monte per mancanza di spazio. Le pareti alternano laterizi e intonaco con inserti di pietra serena.
