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Sabato 20 Aprile 2024
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Montefalco

Visita del Centro Storico e dintorni


Veduta di Montefalco Montefalco, il sopranome di „Ringhiera dell‘Umbria“, lo deve alla sua posizione in cima a una collina (472 m), dalla quale la vista spazia su tutta la Valle Umbra, da Spoleto a Perugia. Rinomato luogo di produzione dei vini D.O.C. Rosso Montefalco, Sagrantino e Sagrantino passito e di ottimo olio d‘oliva, Montefalco è anche città d‘arte, culla della Scuola Pittorica Umbra.

Filare di uva Anche se le origini della città sembrino essere più antiche, è certamente intorno a un castrum romano che si sviluppò l‘insediamento chiamato in origine Coccorone o Coccurione, dipendente da Mevania (Bevagna).

Situata sul confine fra i territori bizantini e longobardi, nel 1184 l‘imperatore Federico Barbarossa la sottomise a Foligno, viste le sue mire autonomiste; libero comune dal 1209, la città venne devastata da Federico II nel 1249 a causa di una ribellione contro l‘impero, ma ricostruita, cambiando il suo nome in Montefalco, nel 1250. Dal 1320 al 1355 fu sede della Curia Papale del Ducato di Spoleto, poi appartenne dal 1379 al 1439 ai Trinci di Foligno, da allora rimase sotto il controllo diretto della Chiesa. Nel XVI secolo, la peste e il saccheggio da parte delle Bande Nere di Orazio Baglioni di Perugia (1527) segnarono il declino di questo centro, al quale Papa Pio IX (prima arcivescovo di Spoleto) nel 1848 conferì il titolo di città, quando i castelli di Fabbri, Fratta e S. Luca furono smembrati da Trevi e aggregati a Montefalco.

Porta S. Agostino Al centro storico si accede dalla caratteristica Porta di S. Agostino (o dello Stradone), la principale delle quattro porte della cinta muraria, ben conservata, del centro storico. Questo tratto di cinta fu fatto ricostruire poco prima del 1328 dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d‘Amiel. Sulla sinistra della torre sopra alla porta, con orologio e merlature guelfe, le mura proseguono fino alla torre d‘angolo, detta del Verziere. Sotto alla volta della porta, un affresco di una Maestà del XIV secolo.
Lungo il Corso Mameli che sale dritto verso la cima della città, sulla sinistra si erge la Chiesa ed ex Convento di S. Agostino, costruita fra il 1279 e il 1285 sulle fondamenta di una chiesa precedente, intitolata a S. Giovanni Battista. Singolare la sua facciata obliqua con il portale gotico rincassato. L‘interno era originariamente a navata unica con un abside poligonale; nel 1327 fu aggiunta una navata minore sul lato destro, con una propria porta. Sulla parete di sinistra, „Madonna della Misericordia“ e resti di „Presepio“ di Giovanni di Corraduccio (inizio XV sec.); nicchia con dipinti di Bernardino Mezzastris e statua lignea di S. Nicola da Tolentino (XV sec.); „Incoronazione della Vergine“, attribuito ad Ambrogio Lorenzetti (XIV sec.); „Madonna della Cintola“ (1522), opera attribuita all‘amico di Raffaello, Giovanni Battista Caporali; „Madonna col Bambino fra S. Agostino e il Beato Angelo da Foligno“, attribuito al folignate Ugolino di Gisberto. Sulla parete destra, dal coro, volto di „Madonna“ e „Madonna col Bambino“ di Francesco Melanzio; Cappella del Sacramento con affreschi dello spoletino Jacopo di Vinciolo (seconda metà XV sec., di derivazione gozzoliana). Nella chiesa sono conservate in urne di cristallo i corpi delle beate Illuminata e Chiaretta (discepole di S. Chiara di Montefalco) e di un pellegrino sconosciuto, deceduto casualmente a Montefalco nel XIV secolo, divenuto a voce di popolo il „Beato Pellegrino“. Nel 1466, sul lato sinistro della chiesa fu costruito il chiostro conventuale, in corso di restauro. Nel convento, abbandonato dagli Agostiniani fin dal 1978, si tiene, in coincidenza con le feste pasquali, la Settimana enologica, una mostra-mercato dei vini D.O.C di Montefalco e dell‘umbria e dei vini passiti italiani.

Palazzo Comunale - <a href=© William P. Thayer 2000" vspace="3" hspace="3"> Corso Mameli porta sulla Piazza del Comune, già chiamata Campo del Certame e più tardi Piazza dei Cavalieri, un grande invaso quasi circolare al centro dell‘abitato e contemporaneamente al punto più alto, sul quale convergono le principali direttrici provenienti dalle quattro porte, circondato dai palazzi delle famiglie nobili e dominato dal Palazzo Comunale, nel XII secolo residenza dei conti di Coccorone, di cui l‘antica torre inglobata nell‘edificio è visibile nella facciata lungo il Corso Mameli. Nel 1270 l‘edificio venne ricostruito e poi rimaneggiato e ampliato più volte. Della costruzione duecentesca rimane solo una bifora sul lato destro. Il portico venne aggiunto nel XV sec., la torre, dalla quale si gode uno splendido panorama, e il timpano con orologio solo nel XIX secolo. Nella antica Sala del Consiglio, ora sala di lettura della Biblioteca, vi è un affresco della Madonna in Maestà, attribuibile al pittore folignate Giovanni di Corraduccio (XV sec.), mentre la Sala Minore del Consiglio è decorata in stile neogotico.

Palazzo De Cuppis - <a href=© William P. Thayer 2000" vspace="3" hspace="3"> Di fronte al Palazzo Comunale si erge il Palazzo de Cuppis, ingrandito nel 1480-89 da Bernardino de Cuppis, il marito di Lucrezia d‘Anguillara, che a sua volta era stata l‘amante del Cardinale Giuliano della Rovere, poi Papa Giulio II, che vi soggiornò nel 1507. Dal 1516 al 1524 appartenne al Cardinale Francesco Soderini e dal 1525 ne tornò in possesso il figlio di Bernardino de Cuppis, Giovanni Domenico, Cardinale di Trani, che lo fece restaurare fra il 1537 e il 1542. Oltre il Palazzo Senili, alla sua destra, si trova la ex chiesetta di S. Maria di Piazza (de platea), documentata fin dagli inizi del XIII secolo; vi si riunirono i consigli comunali di Coccorone e poi di Montefalco. Nel 1500 fu concessa dal Comune alla Confraternita del Sacramento. Vicino all‘ingresso si trova una colonnina altomedievale con una acquasantiera, mentre in fondo spicca un affresco, „Madonna col Bambino e angeli“ di Francesco Melanzio (1517). Oggi la chiesa è concessa in uso all‘Accademia di Montefalco. Sulla piazza si trova un‘altra chiesa dismessa, la ex chiesa di S. Filippo Neri, costruita nel 1705 e trasformata in teatro nel 1895.

Accanto a essa si può scendere verso la Chiesa di S. Lucia, una chiesetta romanica del XII sec., documentata già nel 1220, fondata dai benedettini dell‘abbazia di S. Stefano di Manciano di Trevi e successivamente dipendente dal priorato benedettino di S. Maria di Turrita, insieme a quest‘ultima nel 1295 passò in proprietà al capitolo del Duomo di Spoleto, che la lasciò abbandonta. Nel 1793 il Comune di Montefalco tentò di opporsi alla demolizione della parte posteriore pericolante e da allora è ridotta alla sola parte anteriore. Le sue antiche decorazioni pittoriche andarono distrutte a causa del crollo del tetto; nel 1926 e nel 1977 fu restaurata.

Da qui si prosegue verso la Via dei Vasari e la Porta Camiano, inserita nella seconda cerchia delle mura degli anni 1225-32. Sopra ad essa si conserva il più antico stemma di Montefalco, in cotto. A fianco di questa porta si ergeva una delle chiese parrocchiali più antiche di Montefalco, S. Maria di Turri, documentata nel 1222, poi demolita nel 1864. Poco sottostante la porta si trova la casa natale di Francesco Melanzio con un‘edicola sul muro esterno con un affresco del XV secolo e la caratteristica Fonte del Poggiolo (XV sec.) dal grande arcone gotico, lo stemma del comune ed un‘antica scritta. Attraverso Via dei Vasari, che conserva ancora una antica bottega artigianale, si risale il borgo medievale fino in piazza, per poi scendere a destra in Via Ringhiera dell‘Umbria, dove sulla destra troviamo il Museo Civico, allestito nella ex Chiesa di S. Francesco.

Museo Civico - ex Chiesa di San Francesco La chiesa fu costruita dai frati minori fra il 1335 e 1338. Il portale risale al 1555, mentre la bifora sopra a esso fu aggiunta solo nel 1876, insieme al rifacimento della facciata. Nel 1863 la chiesa passò in mano al comune e fin dal 1895 divenne sede del Museo Civico. Nel 1990 il ripristino di locali ex-conventuali ha permesso di articolare la struttura museale in tre spazi distinti: la chiesa, la pinacoteca al piano superiore, con le opere mobili provenienti dal territorio comunale, e la cripta, dove sono raccolti reperti archeologici e sculture ed altri frammenti di varie epoche.

Tornati in piazza, scendendo il Corso Mameli, si svolta a sinistra in Via Tempestivi, dove sulla destra sorge il Palazzo Tempestivi, fatto costruire, forse su progetto del Vignola, agli inizi del XVII secolo da Cherubino Tempestivi, cameriere segreto di Papa Clemente VIII. Presenta dei notevoli loggiati su tre piani; al piano nobile, salone affrescato della scuola dei Zuccari, con scene del Vecchio Testamentro, stemmi e paesaggi, e un camino monumentale con lo stemma familiare, soffitti a cassettoni e decorazioni pittoriche anche neglia altri ambienti del paino nobile.

La via prosegue verso la Chiesa di S. Bartolomeo, documentata fin dal 1219, rimaneggiata nel 1489 nella parte absidiale, allora sopraelevata, e ulteriormente modificata e ampliata nel 1638-46. Dell‘originale edificio romanico non rimane che la parte absidiale esterna, con una monofora con lunetta, ornata da tralci di vite ed altri motivi medioevali, e , sulla parete vicina, una piccola caratteristica bifora. Ad essa si affianca la Porta Federico II (S. Bartolomeo), ricostruita nel 1244, dopo la distruzione di Coccorone da parte dell‘imperatore, con un‘epigrafe recante i simboli dell‘Impero e della Chiesa: l‘aquila bicipite e la croce.

il centro Dalla porta sono pochi passi fino alla Chiesa di S. Chiara di Montefalco. Nel 1281 Giovanna di Bengente, di famiglia montefalchese, vi fondò un monastero agostiniano. Nel 1303, la sorella Chiara, divenuta abadessa, ottenne dal vescovo di Spoleto l‘autorizzazione di costruirvi una chiesa, nella quale la Santa, morta nel 1308, fu sepolta. Nel 1430 fu terminata una nuova grande chiesa, nella quale il corpo della Santa fu trasferita, ma nel 1615 iniziarono i lavori per una chiesa ancora più grande, su progetto dell‘architetto perugino Valentino Martelli. Tra il il 1641 e il 1643 furono terminate le volte delle navate, mentre al posto dell‘attuale transetto rimaneva ancora in piedi la chiesa quattrocentesca, finché nel 1670 si concluse con la costruzione della cupola. Tuttavia, parte della chiesa originaria fu conservata. Nella Cappella di S. Croce, l‘abside della primitiva chiesa, sono conservati degli affreschi commissionati dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d‘Amiel, nel 1333, realizzati da ignoti pittori umbri, dei quali il piu significativo chiamato Primo Maestro di S. Chiara di Montefalco, autore della „Crocifissione“ sulla parete di fondo e di „Scene della vita di S. Chiara e di S. Biagio“, „Madonna col Bambino fra gli Arcangeli Raffaele e Gabriele“ e „Cristo Risorto“ sulla parete destra, mentre gli affreschi restanti sono del Secondo Maestro di S. Chiara di Montefalco. Si tratta di opere tra le più significative del Trecento umbro.

Proseguendo per Via Verdi, si raggiunge la Chiesa di S. Illuminata. In questo luogo, Damiano di Bengente costruì nella seconda metà del XIII un „reclusorio“ per la figlia Giovanna, la quale accolse alcuni anni più tardi la sorella Chiara di 6 anni. Verso il 1280 la comunità si trasferì nell‘attuale Convento di S. Chiara, mentre qui si formò una nuova comunità, sempre agostiniana, che vi costruì nel 1303 una chiesa. Nel 1480 le religiose si unirono a quelle del monastero di S. Chiara e il generale degli Agostiniani, frate Anselmo di Montefalco, nel 1491 vi insediò i frati agostiniani riformati („di Lombardia“), che ricostruirono la chiesa, terminata nel 1500. Soppressa la comunità nel 1653, solamente dal 1910 al 1975 dei padri Cappuccini occuparono nuovamente il convento attiguo. La facciata è tipica del Rinascimento lombardo, con un portico a tre fornici, mentre l‘interno è a navata unica, con tre cappelle laterali per parte. Le tre cappelle alla destra mostrano degli affreschi eseguiti tra il 1506 e il 1515 da Francesco Melanzio (certe, le ultime due); mentre la prima di quelle di sinistra è opera del folignate Bernardino Mezzastris (1507) e la seconda di attribuzione incerta: o un ignoto pittore peruginesco o Francesco Melanzio.

Quasi di fronte a S. Illuminata, un altro convento, S. Leonardo, con al suo interno la Chiesa di S. Maria del Paradiso. Annessa all‘antico ospedale dei poveri di S. Leonardo, di cui si hanno notizie fin dal 1205, nel 1475 gli amministratori dello stesso affidarono la decorazione della chiesa allo spoletino Jacopo di Vincioli, poi completata da un certe frate minorita Jacopo. Nel 1492 dal monastero agostiniano di S. Chiara di Montefalco uscirono 14 suore, desiderosi di „star sotto più stretta regola“, quella francescana. Il Comune cedette loro provisoriamente i locali dell‘ospedale di S. Leonardo, dove si stabilirono definitivamente. Nel 1789, le suore decisero di modificare l‘interno in stile neoclassico, affidandone la decorazione allo stuccatore milanese Marco Negri, facendo cancellare i dipinti del Quattrocento. Di Jacopo di Vinciolo rimase un unico affresco, staccato, „Madonna col Bambino“, ora sull‘altare di sinistra. Sull‘altare maggiore troviamo invece quello che viene considerato il capolavoro di Francesco Melanzio, la tela „Madonna in trono col Bambino tra santi“ (1515).

Convento di San Fortunato Varcata la vicina Porta Spoletina, incastonata fra i conventi di S. Illuminata e di S. Leonardo, alla fine del viale si volta a sinistra in direzione di Fabbri per raggiungere dopo 1 km il Convento e Chiesa di S. Fortunato, dedicato al santo evangelizzatore di questo territorio, morto nel 390. Già nel 422 venne consacrata una basilica dal vescovo di Spoleto Spes, nella quale furono trasferiti i resti del Santo. La chiesa si trovò nel Fundus Vairanus, proprietà dei duchi longobardi di Spoleto, passato poi ai vescovi di Spoleto. Quando Montefalco, durante l‘esilio avignonese dei papi (1320-1355), divenne sede del rettore del Ducato di Spoleto, la pieve (dalla quale dipesero ben 50 chiese dei dintorni) e il castello furono messi a disposizione della curia ducale. Nel 1322-24 il rettore Jean d‘Amiel, consigliato da Lorenzo Maitani, fece ricostruire l‘antica rocca, occupata successivamente dai Trinci di Foligno. Alla loro caduta nel 1439 la rocca fu distrutta a furor di popolo. Nel 1442 frate Antonio da Montefalco ottenne dal Comune il permesso di costruirvi un convento per i Minoriti dell‘Osservanza. Entrando nel cortile porticato sui quattro lati, su quello sinistro si trova la Cappella delle Rose (XV sec.), affrescata da Tiberio d‘Assisi nel 1512 con scene di vita di S. Francesco, santi e martiri francescani, „Eterno benedicente“ e „Pietà“. Di Benozzo Gozzoli (1450) sono invece gli affreschi nella lunetta del portale, „Madonna col Bambino e Santi“, e sopra l‘arco, „Sette angeli oranti“. A destra del portale, altro affresco di Tiberio d‘Assisi, „S. Sebastiano alla colonna“. All‘interno, a navata unica con volta a botte, sulla parete di destra, mutilati da un prospetto in stucco del XVII secolo, „Madonna col Bambino e angelo musicante“ e „S. Fortunato in trono“, ambedue di Benozzo Gozzoli (1450). Nell‘abside, coro ligneo con stalli e decorazioni del XVI secolo. Sulla parete di sinistra è stata collocata la copia di una predella appartenente alla pala d‘altare dell‘altare maggiore, ora alla Pinacoteca Vaticana a Roma. Si tratta della prima opera di Benozzo Gozzoli eseguita a Montefalco, raffigurante, nella tavola centrale, la „Vergine che consegna la sua cintura a S. Tommaso ed angeli“, sui due pilastri laterali le figure di S. Francesco, S. Fortunato, S. Antonio da Padova (sx), S. Ludovico da Tolosa, S. Severo, S. Bernardino da Siena (dx). La predella invece è suddivisa in sei quadretti raffiguranti episodi dell vita di Maria. Pur di far nominare Montefalco città, nel 1847 il Comune decise di donare la pala a Papa Pio IX, creduta all‘epoca opera del Beato Angelico. Anche un‘altra opera del Gozzoli, una „Crocifissione“ su tavola, finita poi a far da sportello ad un armadio del convento, ha lasciato negli anni ’50 S. Fortunato per andare a finire in una collezione privata a Parigi. Sempre sul lato sinistro si apre la Cappella di S. Severo, la cui decorazione fu affidata originalmente a Francesco Melanzio nel 1495, rimaneggiata nel XVII secolo, dove si conserva il sarcofago di S. Severo, costruttore della chiesa originaria, del IV o V sec., con tracce di dipinti (tre tondi), una volta creduti del Gozzoli, ora attribuiti a Pierantonio Mezzastris (metà XV sec.). Nel chiostro interno al convento, del XV secolo, affrescato nel 1720 con scene della vita di S. Francesco e di S. Forunato, si conservano lapidi e frammenti romani ed altomedievali. Nell‘attiguo Bosco di S. Fortunato si trovano le cosiddette Grotte di S. Fortunato, scavate in un banco di argilla, certamente paleocristiane, probabilmente originalmente dedicate al culto pagano di Mitra.

Le colline che cinrcondano Montefalco Scendendo verso valle, nella frazione di Turrita, a 5 km da Montefalco, si erge la Chiesa di S. Maria di Turrita, di antiche origini, visto che secondo la leggenda S. Fortunato fu un suo prete. Documentata fin dal 1161, la chiesa romanica benedettina fu in seguito rimaneggiata. Dell‘edificio romanico rimangono un portale laterale e l‘abside. L‘interno, abbastanza conservato, del XII e XIII secolo, conserva numerosi affreschi del XIV e XV secolo. In particolare, sulla parete di fondo, dei Maestri di S. Chiara di Montefalco (~1331), „Madonna col Bambino", „S. Severo e S. Fortunato“ e resti di una „Crocifissione“; sulla parete sinistra, una „Annunciazione“ degli stessi autori e, in una cappella incassata, „S. Antonio Abate“, „Pietà“ e „S. Rocco“, attribuibili a Francesco Melanzio (1513).

Dopo altri 2 km in direzione di Spoleto, il Santuario della Madonna della Stella, trae le sue origini da un‘immagine della Madonna, dipinta nel 1525 da Paolo Bontulli da Percanestro per una antica chiesetta dedicata a S. Bartolomeo, crollata intorno al 1815. Manifestatasi tra i ruderi della chiesa ad un contadino, in seguito alla devozione crescente fu eretta l‘attuale chiesa fra il 1862 e il 1881 su disegno dell‘architetto perugino Giovanni Santini. All‘altare maggiore si venera l‘ antico affresco staccato, mentre le decorazioni del catino, delle volte e della cupola sono del pittore romano Cesare Mariani (1870). Inoltre tele di Enrico Pollastrini (1868), Giuseppe Mancinelli (1868), Friedrich Overbeck (1867), Giuseppe Sereni (1867).

A 2 km dal Santuario si giunge a Fabbri, che insieme ai vicini castelli di S. Luca e Fratta, fino al 1848 appartenne a Trevi. Vi si trova l‘unica fortificazione rimasta sul territorio di Montefalco, la Rocca di Fabbri, che fece probabilmente parte delle fortificazioni promosse dal Cardinale Albornoz nel XIV secolo. Ne conserva il mastio e le mura perimetrali.

Un vicolo tra le mura Scendendo da Porta Camiano, d‘altronde ennesimo punto panoramico sulla vallata sottostante, dopo 2 km si raggiunge la Chiesa di S. Rocco, recentemente restaurata. Originalmente dedicata a S. Maria della Selvetta, vi sorse il primo insediamento francescano a Montefalco (dal 1240 al 1275), finché i frati Minori non costruirono un nuovo convento prossimo alle mura della città. Rimase un eremitorio dei „fraticelli“, seguaci di Angelo Clareno. Qui nacque il Terzo Ordine Regolare di S. Francesco nel 1448, vi furono conservati la Regola, l‘Archivio, il Sigillo dell‘Ordine e vi si tenne anche il secondo Capitolo Generale nel 1451. Per questo, l‘antica chiesetta è considerata la „Porziuncula“ del Terz‘Ordine Regolare. Nel 1516, in seguito a una tavola di S. Rocco dipinta dal Melanzio, la chiesa fu intitolata a questo santo. Nella parte absidiale è conservato il resto di una „Crocifissione“ di Giovanni di Corraduccio (XV sec.) e sulla parete di destra sono stati riportati alla luce alcuni affreschi del XV secolo.

Da qui, in direzione di Vecciano, si raggiunge la Fonte di S. Francesco, fatta sgorgare dallo stesso Santo nel 1215, quando, secondo la leggenda, fondò il piccolo convento presso la vicina Chiesa di S. Maria della Selvetta, poi di S. Rocco. Proseguendo, si arriva alla Chiesa di S. Elisabetta, sorta nel XVII secolo a protezione di un‘edicola con uno splendido affresco del giovane Francesco Melanzio rappresentante la „Madonna col Bambino fra due angeli musicanti“, nell‘intradosso i Ss. Pietro e Francesco, Giovanni Battista e Sebastiano.

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