
Nel V e VI secolo subì il conflitto tra i bizantini ed i Goti, seguito dalle invasioni longobarde, finché re Desiderio e Papa Paolo I non definirono i confini tra il Ducato di Spoleto e quello di Roma.
Nel XII sec. si costituì in libero comune, facente parte della lega delle città guelfe. Dopo i consoli vennero il podestà (1201) ed il capitano del popolo (1255). Nel 1367 perdette la sua autonomia comunale ad opera di Guglielmo di Grimoard, fratello del Papa Urbano V. Da allora fu un susseguirsi di varie signorie (i Malatesta di Rimini, Braccio di Fortebraccio da Montone, Francesco Sforza, gli Angiò di Napoli). Con la riforma di Martino V entrò a far parte dello Stato Pontificio, interrotto solo dal periodo napoleonico, che la vide a capo di un enorme “arrondissement”, che comprendeva anche Amelia, Orvieto e persino Acquapendente nel Viterbese.

Ancora oggi affiora in alcuni punti della città il muro di cinta umbro-etrusco, realizzato in grossi blocchi di travertino a secco. Seguì il cerchio delle mura romane, più ampio, ed infine l’attuale cinta medievale (del 1244), in gran parte intatta con i suoi torrioni e le tre porte (Porta Romana, Porta Amerina o Fratta, Porta Perugina).
Arrivati sul colle di Todi, una circonvallazione appena fuori dalle mura medievali conduce alla Chiesa di S. Maria della Consolazione, iniziata nel 1503 e terminata un secolo dopo, sul luogo di un’edicola molto venerata. L’attribuzione del progetto è alquanto incerto e discusso; si fanno i nomi di Bramante, Antonio da Sangallo il Giovane, Cola di Matteuccio da Caprarola, anche se recentemente pare si voglia dare la preferenza a Bramante. Comunque molti nomi illustri hanno partecipato alla direzione dei lavori come Peruzzi, Sanmicheli, Vignola, Galeazzo Alessi, Ippolito Scalza. Di impianto rinascimentale a croce greca, presenta tre absidi poligonali ed una semicircolare. L’interno, molto luminoso grazie a 56 finestre, è dilatato in alto da una grande slanciata cupola. Sull’altare maggiore si conserva l’affresco miracoloso della “Maestà” (sec. XV) della preesistente edicola.

Nella cripta sottostante è sepolto Jacopone da Todi (1230-1306), il fervido frate francescano, uno dei primi compagni di S. Francesco e appartenente all’Ordine dei Francescani Minori.
Girando intorno alla chiesa dal lato sinistro, sotto al convento retrostante, si notano le mura della prima cinta muraria romana lungo il vialetto che da Porta Libera conduce al giardino pubblico in Piazza IV Novembre con i resti della Rocca Albornoziana, fatta erigere nel 1373 distruggendo il rione occidentale della città e demolita a furor di popolo nel 1503, lasciando un vuoto edilizio.

Proseguendo, si arriva a Via Roma e, svoltando a destra, passato Porta Catena, ci si inoltre nel Borgo Ulpiano, duecentesco, fino alla Porta Romana, dove sulla destra, incontriamo la Chiesa di S. Nicolò de Criptis, fu fondata dai benedettini nel XII sec. sulla cavea dell’Anfiteatro Romano ed ampliata nel XIV secolo.
Sulla sinistra della Porta Romana si erge invece la Chiesa di S. Filippo Benizi, il fondatore dell’Ordine dei Servi di Maria, morto nel 1285 nell’ex convento dei Serviti, ceduto nel 1595 alle Clarisse, il complesso monastico di S. Francesco nel Borgo Nuovo.
Fuori Porta Romana si erge un’ulteriore chiesa a pianta centrale a croce greca, la Chiesa del Crocifisso, voluta dal Vescovo Angelo Cesi, eretta nel 1591-95 su progetto di Valentino Martelli e diretta da Ippolito Scalza nella parte terminale della costruzione.

Subito dopo la piazza si trova la Chiesa di S. Carlo, originariamente dedicata a S. Ilario, nominata già nel 1118. Nel 1249 fu rinnovata e consacrata alla presenza di quattro vescovi. Presenta un alto campanile a vela con due ordini di trifore. Poco oltre si incontra la Fonte Scarnabecco, fontana lavatoio costruita dall’omonimo podestà bolognese nel 1241, nell’ambito di interventi di approvvigionamento idrico per la città.
Dopo la Chiesa di S.ta Prassede, ricostruita nel ‘300, e la Porta dello stesso nome, sulla seconda cerchia romana, si scende il ripido Borgo Nuovo, dove sulla destra si incontra il complesso monastico delle Clarisse, S. Francesco, dove nel 1975 nell’abside fu scoperto un interessante affresco dal punto di vista iconografico del 1346. Raffigura “Le anime del purgatorio che per intervento della Madonna e di S. Filippo Benizi giungono in paradiso, accolti da S. Pietro". L’iconografia risale a una visione del vescovo irlandese Patrick.
Si risale ora verso Piazza del Popolo; poco prima, alla destra della fiancata del Duomo, si trova il Palazzo del Vignola, dove si tiene annualmente in aprile, la Rassegna Antiquaria d’Italia, rinomata manifestazione di lunga tradizione in una cornice particolarmente importante.
Camminando lungo la fiancata della cattedrale, si giunge in Piazza del Popolo, detta anche Piazza Grande o Maggiore, il fulcro del centro storico e una delle più significative piazze medievali di tutta l’Italia, un rettangolo attorniato dai palazzi pubblici contrapposti alla Cattedrale.

La rampa a sinistra del Duomo conduce, attraverso un portale del Vignola, modificato nel 1762, al Palazzo Vescovile, fatto erigere dal vescovo Angelo Cesi nel 1593, con all’interno affreschi di Andrea Polinori e Ferraù Fenzoni (XVI-XVII sec.). Il palazzo di fronte, Palazzo Cesi, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane (inizio XVI sec.), fu la residenza privata dei vescovi Paolo Emilio, Federico e Angelo Cesi.

Un unico scalone, che taglia gli arconi della loggia, sale al primo piano sia di questo palazzo che di quello contiguo, il Palazzo del Podestà o del Popolo, precedente al primo, uno dei più antichi d’Italia (1214-28). Le merlature guelfe sono state aggiunte solamente nel ’900. Il pianterreno è composto da un ampia sala a due navate, originalmente aperta su tutti i lati, tradizionalmente adibita a mercato. Al primo piano, nella Sala delle Pietre (già del Consiglio Generale) è stato allestito il Museo Lapidario, con materiali romani provenienti dal territorio circostante, mentre al primo piano dell’altro palazzo si trova la Sala del Capitano del Popolo con dei resti di affreschi medievali, fra cui una bella “Crocefissione” del XIV secolo. Al terzo piano, aggiunto alla fine del XIII sec., invece ha sede la Pinacoteca Civica e il Museo Etrusco-Romano.
La Pinacoteca raccoglie affreschi staccati dei sec. XIV e XV, arredi sacri, maioliche dal XII al XVII sec., oggetti di ceramica e di oreficeria. Tra i dipinti, da segnalare “Incoronazione della Vergine”, tavola di Giovanni di Pietro (detto lo Spagna, 1507-11).
Nel Museo Etrusco-Romano sono conservati delle suppellettili, monete e oggetti vari provenienti dagli scavi archeologici effettuati in zona.

Di fronte alla fiancata del Palazzo del Popolo, in Piazza Garibaldi, si erge un altro Palazzo Atti (ora Pensi), eretto nel 1552, sempre appartenente alla famiglia patrizia degli Atti.
Oltre alla già citata Rassegna Antiquaria d’Italia, Todi è da diversi anni anche sede del Todifestival, spettacolo di balletto, musica, cinema e teatro di richiamo internazionale (agosto-settembre), e della Mostra nazionale dell’artigianato e del design (settembre/ottobre).