
Contesa aspramente fra Spoleto e Norcia, alla fine passa sotto la Chiesa (1550). Situata su un alto sperone roccioso, spesso distrutta da terremoti, è famosa per i tartufi ed i funghi che si trovano in zona.
Dagli abitanti del luogo deriva il termine ciarlatano, che individuava i questuanti costretti a ricorrere a qualsiasi tipo di stratagemma.
Da vedere: la Chiesa di S. Maria Annunziata, di fondazione medievale, che conserva un fonte battesimale a forma di un tempietto ottagonale (1546) e la “Madonna del Rosario” di Felice Damiani (1583);

Il monastero è destinato a sede del Centro di Ricerche Antropologiche della dorsale Appenninica, che dispone di una ricca documentazione multimediale sulle tradizioni popolari e di una interessante raccolta di oggetti domestici e strumenti di lavoro di un tempo.

Di fronte, sull’altro versante del Nera, il piccolo villaggio di Ponte sorge a spirale sulla sommità di un cono roccioso. Si stenta a credere che in epoca altomedievale Ponte fu il centro più importante di tutta la Valnerina, sede di un gastaldato longobardo che estendeva la sua giurisdizione anche alle zone do Norcia e Cascia (VIII sec.). Anche se in seguito notevolmente ridimensionato, ne è testimone la romanica Pieve di S. Maria (probabilmente del 1201) con un bel rosone finemente scolpito sulla facciata e degli affreschi del XV secolo e l’ex Palazzo Comunale con una compatta cortina in conci.
Proseguendo lungo la Valnerina si arriva a Triponzo. Il nome deriva dai tre ponti che scavalcavano il Nera, il Corno e la loro confluenza.

Il paese, costruito in una posizione strategica in un punto di passaggio obbligato, conserva ancora intatta la sua cerchia muraria turrita e un alto torrione che sovrasta l’abitato.