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Giovedi 28 Marzo 2024
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Foligno

Visita del Centro Storico e dintorni


Fondata dagli Umbri, dopo la battaglia del Sentino (296 a.C.) divenne romana, con il nome di Fulginium o Fulginia. Situata presso l’incrocio delle vie di comunicazione più importanti dell’epoca (confluenza dei due rami della Via Flaminia, la strada per Assisi e Perugia e la Via Plestina per Colfiorito e le Marche) e favorita dalle acque del Topino, Foligno ebbe uno sviluppo costante e mai seriamente interrotto. Devastata dagli Unni e dai Saraceni, costituitasi in libero comune nel XII sec. ottenne dall’imperatore Federico Barbarossa nel 1177 i diritti su Bevagna e Montefalco. Nel 1310 iniziò con il vicario papale Rinaldo Trinci la signoria dei Trinci, che durò fino al 1439, quando i Trinci furono sterminati dal condottiero e cardinale Giovanni Vitelleschi, originario di Foligno, che fece decapitare Corrado Trinci e i suoi figli condotti a Soriano nel Cimino (Viterbo) e che incamerò le loro ricchezze portandole nel suo palazzo a Corneto (oggi Tarquinia). Comunque anche il Vitelleschi fece una brutta fine: caduto in un’imboscata davanti a Castel S. Angelo a Roma, non morendo in seguito alle ferite riportate, fu avvelenato nel 1440. Da allora, la città appartenne definitivamente alla Chiesa. Nel 1472 vi fu stampata la prima edizione della Divina Commedia di Dante Alighieri. Anche il periodo di appartenenza allo Stato Pontificio fu fertile per la città, contrariamente ad altri centri umbri. Dopo l’Unità d’Italia, la costruzione della ferrovia e la crescente industrializzazione (fonderia, officine ferroviarie, zuccherificio, officine aeronautiche) fecero sì che durante l’ultima guerra Foligno fu violentemente bombardata dagli Alleati.
Il fulcro e centro geografico della città è la Piazza della Repubblica, sulla quale si affacciano i monumenti più importanti. Il Duomo di S. Feliciano, dedicato al vescovo evangelizzatore del IV secolo, fu iniziato nel 1133. A quella fase appartiene la facciata principale con loggetta e trifore. Restaurata nel 1903-04, del suo aspetto originale a fasce bianche e rosse rimane ben poco; il mosaico è un’opera del 1904. Nel 1201 alla chiesa fu aggiunto un transetto, la cui facciata, ad opera di Rodolfo e Binello (i maestri di S. Michele a Bevagna), è molto più ricca della principale e anche meglio conservata. Il portale strombato a cinque ordini è riccamente scolpito e decorato, tra l’altro vi si trovano, bassorilievo, le effigie di Federico Barbarossa, in onore dei privilegi imperiali ricevuti, e del vescovo Anselmo, committente dell’opera. Dei rosoni gemelli incorniciano una graziosa loggetta, a sua volta sormontata dal grande rosone centrale; le bifore ai lati sono state aggiunte in epoca gotica, mentre il timpano è stato rifatto nel 1904. L’interno romanico a navata unica fu rimaneggiato frequentemente, nel 1201 con l’aggiunta del transetto; nel 1457-65 il coro e l’abside; nel 1515 di nuovo il transetto (Cola da Caprarola); nel 1546 aggiunta della cupola (iniziata da Giuliano da Baccio d’Agnolo); l’attuale decoro neoclassico si deve a Giuseppe Piermarini su progetto di Luigi Vanvitelli (1770-1800). Nella sacrestia si trovano due busti di Lorenzo Bernini (1620-30), raffiguranti Bartolomeo e Diana Rosciol, e una “Crocifissione” a rilievo del XIV secolo, completata da Nicolò di Liberatore (l’Alunno) nel 1460 con le figure e il paesaggio di contorno. In una nicchia a destra del presbiterio, statua in argento a grandezza naturale di S. Feliciano di Giovanni Battista Maini. Il baldacchino dell’altare è un’imitazione di quello berniniano di S. Pietro a Roma. La cripta è di data precedente alla chiesa, infatti fu già nominata nel X sec., quando il vescovo Teodorico di Metz asportò qualche reliquia di S. Feliciano. Una parte dei capitelli sono di epoca preromanica, altri ed alcune colonne sono materiali antichi di spoglio. La volta è invece del XVIII secolo. Nel braccio sinistro del transetto si apre la Cappella del Sacramento, aggiunta nel 1527 su progetto di Antonio Sangallo il Giovane; contiene un ciclo di affreschi della vita di S. Feliciano ad opera di Vespasiano Strada (primo XVII sec.) ed una copia della “Madonna di Foligno” di Raffaello, l’originale si trova ora nei Musei Vaticani, dopo che dal 1565 fino al 1797 era esposto nella chiesa del Convento di S. Anna.
A destra della facciata laterale, fra essa e la facciata principale del duomo, nel XIV sec. fu incastonato il Palazzo dei Canonici, restaurato negli anni 1923-26. Di fronte si erge il maestoso Palazzo Comunale, costruito nel 1262-65, rinnovato fra gli anni 1547 e 1620. La facciata tardo-neoclassica risale all‘inizio del XIX secolo, mentre il torrione merlato, assunto a simbolo del terremoto del 1997, quando si vide crollare in diretta televisiva la torretta alla sua cima, risale al XV secolo. Accanto a esso, il Palazzo Orfini, del XV sec. e il Palazzo del Podestà, del XIII secolo.
Chiude la piazza il poderoso Palazzo Trinci, grandiosa dimora gentilizia dei signori di Foligno, una vera piccola corte, costruita fra il 1389 e il 1407 inglobando delle precedenti strutture abitative della famiglia. La facciata neoclassica del 1841-47 ricongiunge i diversi corpi di fabbrica, seriamente dannegiati dal terremoto del 1832 e dai bombardamneti degli Alleati nel 1944. Un cavalcavia collega il palazzo con il Duomo. All‘interno del cortile, facciate gotiche in laterizio con loggie ogivali, trifore (simili a quelli del Palazzo dei Priori a Perugia) e una grande scala che porta ai piani superiori. Al secondo piano si trovano degli ambienti con cicli di affreschi, in parte di autori ignoti del XIV secolo, in parte di Ottaviano Nelli e allievi (1449): personaggi dell‘antica Roma, la fondazione di Roma, storie della vita della Vergine, ciclo delle arti liberali, ciclo dei pianeti e della vita umana. La Pinacoteca, sempre al secondo piano, contiene, tra le altre, opere di Nicolò di Liberatore, detto l‘Alunno („Stimmatizzazione di S. Francesco“, „Pietà“, copia di un trittico che si trova ai Musei Vaticani); di Lattanzio di Nicolò (un figlio dell‘Alunno), „Arcangelo Michele“; di Bartolomeo di Tommaso, „Martirio di S. Barnaba“ (1449); di Benozzo Gozzoli, „Angelo dell‘Annunciazione“; affreschi staccati del XIV e XV secolo, di cui alcuni di Pierantonio Mezzastris. Il Palazzo inoltre ospita il Museo Archeologico, una delle più antiche raccolte d‘Italia, in parte risalente ai Trinci. Tra lapidi, urne cinerarie, sarcofagi ed epigrafi, il pezzo più interessante è senza dubbio il frammento di una facciata di un sarcofago del III sec. d. C. , raffigurante in bassorilievo la corsa delle bighe nel Circo Massimo di Roma. Il palazzo è anche sede della Biblioteca Comunale e dell‘Archivio di Stato e Notarile.
In Piazza Garibaldi si trova la Chiesa di S. Salvatore, già chiesa benedettina, che dietro a una facciata del XIV secolo a tre portali nasconde un‘interno rinnovato da Luigi Vanvitelli (1748-57). Vi si conservano però affreschi del XIV e del XVI secolo, oltre al trittico di Bartolomeo di Tommaso (1437), „Vergine col Bambino e santi“ e degli arazzi fiamminghi del XVI secolo.
Sempre in Via Garibaldi, troviamo di fronte alla Chiesa di S. Maria del Suffragio, l‘Oratorio della Nunziatella, edificio del 1494 con interno rinascimentale che custodisce un affresco del Perugino raffigurante il „Battesimo di Gesù“ (1505-07).
La continuazione di Via Garibaldi, Via Mazzini termina in Piazza S. Domenico, dove oltre alla Chiesa di San Domenico, costruita nel 1251, ad aula unica , con un campanile del XIV sec., e che dopo un lungo abbandono è stata recentemente restaurata e trasformata in auditorio (affreschi del XIV e XV sec., sinopia di „Crocifissione con santi“ di Mezzastris), si affaccia la Chiesa di S. Maria Infraportas, nell‘attuale aspetto la chiesa più antica di Foligno. Costruita nel XI o XII secolo, presenta una facciata a fasce bianche e rosse, che termina in un timpano rifatto. La grande bifora centrale sostituisce un precedente rosone. Il possente campanile romanico è stato ridotto nella sua altezza. La facciata è preceduta da un portico con fronte a tre fornici, di cui l‘arco centrale è più alto dei due laterali, poggianti su delle colonne di spoglio. L‘interno è a tre navate, quella centrale coperta con volta a botte, quelle laterali con volte a crociera, realizzate solamente nel XV secolo. Nella navata di destra, al primo altare, „Crocifissione“ di Pier Antonio Mezzastris; al secondo una copia della stessa di autore ignoto; una terza crocifissione, di un autore folignate, influenzato da Gozzoli e dall‘Alunno, in una nicchia successiva. Sotto alla terza arcata, „S. Caterina d‘Alessandria“ di autore ignoto del XVI sec. e „S. Girolamo con due angeli“ di Mezzastris. Al terzo pilastro della navata di sinistra, „S. Rocco“ del Mezzastris su progetto dell‘Alunno; al primo pilastro, della scuola di Ottaviano Nelli, „Madonna col Bambino“. Nella Cappella dell‘Assunta, di impianto romanico, si conservano affreschi mal conservati del XII sec. di scuola bizantina, tra cui „Cristo benedicente fra i Ss. Pietro e Paolo“, con l‘immagine di un tappeto orientale. Dello stesso periodo, una statua lignea della „Madonna col Bambino“.
Da Piazza S. Domenico, costeggiando l‘ex chiesa, alla fine di Via Frezzi si svolta a sinistra in Via Scuole Arti e Mestieri per raggiungere la Chiesa di S. Nicolò. Di impianto gotico del del XIV sec., fu ristrutturata fra il XVI e il XVIII secolo (portale notevole del XVI sec.). Conserva due opere di pregio dell‘Alunno: al secondo altare di destra, il polittico con „Natività, Resurrezione e santi“ (1492), e all‘ultimo altare, „Incoronazione di Maria, S. Antonio Abate e S. Bernardino“. Nella sacrestia, tavola del senese Luca di Tommè con la Madonna (seconda metà del XIV sec.).
Fuori dal centro storico, in direzione di Trevi, nella frazione di S. Eraclio, si trova al centro del paese per lo più moderno, il Castello del XIV sec., intatto con la sua cinta murata, due torri, due porte di accesso, la casa del castellano e la cappella, riempito di abitazioni successive, ma sempre d‘epoca.
Tornando a Foligno, 400 metri prima della Porta Romana, si volta a destra per raggiungere la Chiesa di S. Maria in Campis, probabilmente di origine paleocristiana. Era una delle quattro chiese erette a quadrato a 1 miglio di distanza dalla tomba di S. Feliciano. Vi passava la Via Flaminia. Rinnovata sostanzialmente dopo il terremoto del 1823, conserva la suo interno molti affreschi votivi, delle cappelle private, fra cui quella dei Trinci, con affreschi di Nicolò di Liberatore. Nella prima cappella di sinistra, aggiunta nel 1452, affreschi attribuiti a Pier Antonio Mezzastris, „Crocifissione“.
Da qui si può proseguire, attraversando la Via Flaminia nuova, per l‘Abbazia di Sassovivo, fondata dai Benedettini intorno all‘anno 1000. La semplice chiesa fu rinnovata nel XIX secolo. Il convento si articola intorno a un memorabile chiostro del 1229 ad opera di Pietro di Maria, coadiuvato da Nicola Vassaletto (autore dei chiostri di S. Paolo fuori le mura e di S. Giovanni in Laterano a Roma). Le 128 colonnine binate, lisce o tortili, le trabeazioni con mosaici cosmateschi ed i 58 archi a tutto sesto furono tutti scolpiti a Roma e poi trasportati sul Tevere fino ad Orte, da dove proseguirono via terra fino a Sassovivo. (cfr. anche con i Santi Quattro Coronati a Roma, all‘epoca in possesso dell‘abbazia di Sassovivo). All‘abbazia appartenne anche il Castello di Scopoli, sulla strada per Colfiorito, costruito nel 1460. Nei pressi dell‘abbazia, immersa in una bella lecceta, alle Fontanelle di Sassovivo si trovano le sorgenti di acqua minerale, anche commercializzata.
Nell‘attuale frazione di S. Giovanni Profiamma si trovò in tempi romani l‘antico Forum Flaminii, fondata nel 218 a. C. alla confluenza dei due rami della Via Flaminia. La chiesa attuale risale al XII o primo XIII secolo. L‘interno a tre navate di impianto basilicale è stato ricostruito. Nella cripta si può notare l‘utilizzo di frammenti di spoglio romani e altomedievali appartenenti alla costruzione precedente.

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