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Venerdi 26 Aprile 2024
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TERNI

Papigno, il paese dai tetti impolverati


Il territorio di Papigno ha riportato alla luce più volte testimonianze romane all’esterno del centro abitato, che si è formato durante i primi secoli del Medioevo su un rilievo isolato e in posizione privilegiata per la difesa e l’avvistamento dei due assi viari importanti: la Valnerina e la Via Curia, che salendo le pendici del monte Sant’Angelo fino alle Marmore, conduce a Rieti.

La prima menzione del castello risale al 1220, quando alcuni rappresentanti della famiglia degli Arroni concedono al comune di Terni il castello in pegno di un prestito di 1300 lire lucchesi. Nel 1225 in seguito alla mancata restituzione del prestito, il comune di Terni acquista Papigno per 2825 lire lucchesi e senesi. Dal XIII secolo in poi Papigno seguirà le sorti di Terni, cercando più volte di affermare la propria autonomia.

L’impianto urbano medievale è ben conservato, lo schema urbanistico è formato da file di abitazioni disposte in allineamenti paralleli, secondo la direzione di penetrazione del paese.
Il Borgo dovette subire la totale distruzione, causata da un terremoto, nel 1785. Il suo aspetto odierno ha i segni inconfondibili dell’edilizia ottocentesca.


Papigno e l'ex stabilimento elettrochimico

Il medievale castello di Papigno, rappresenta uno dei centri storici minori più trasformati dall'industrializzazione: sono ancora visibili i tetti "impolverati" dall'inquinamento prodotto dalla fabbrica della Società Italiana per il Carburo di Calcio.
Dal paese si ha una visione complessiva della fabbrica sottostante, della cava e delle condutture per la Centrale idroelettrica di Papigno. Il territorio è stato trasformato profondamente, tanto che la lettura del sito è ancora possibile, anche se il complesso industriale è ormai chiuso da decenni.
L'ex stabilimento elettrochimico, in via Carlo Neri a Papigno, oggi di proprietà del Comune di Terni e in parte dell'Enel, è stato utilizzato fin dalla sua costruzione nel 1901 per le produzioni elettrochimiche della Società Italiana per il Carburo di Calcio Acetilene e altri Gas, e poi della Società Terni. Esso copre una superficie complessiva di 105.450 mq. Dal Km. 4+200 della strada statale Valnerina, la fabbrica invade il territorio con edifici in cemento armato e laterizi di grandi dimensioni, con condotte forzate e con la cava sul Monte S. Angelo, con la teleferica in struttura di acciaio reticolare che supera il corso del Nera. La Società Italiana per il Carburo di Calcio, fu costituita nel 1896. A cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento divenne leader mondiale della produzione del carburo di calcio. Dopo la fusione con la Terni questo stabilimento, insieme alle altre attività e concessioni della Carburo, contribuì a quel grande progetto elettrochimico e idroelettrico che consentì alla Società di giocare un grande ruolo nel contesto nazionale, compensando, in tal modo, le perdite di una siderurgia, come quella ternana, volta soprattutto ai prodotti bellici. La fabbrica fu ristrutturata prima nel 1928, poi negli anni sessanta, arrivando ad occupare un area corrispondente a quella attuale.

Recentemente il Comune di Terni ha ristrutturato la palazzina che era adibita ad uffici e tre capannoni per varie iniziative culturali e non, e ha aperto una parte della fabbrica ad associazioni sportive.

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