Informazioni turistiche su Parchi e Natura, Umbria
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Parchi e Natura - Le valli del Chiani e del Paglia


Il fiume Paglia nasce dal monte Amiata in Toscana; percorre per un buon tratto questa regione fino a entrare in Umbria dove scorre per circa 35 km. (la sua lunghezza totale è di 86 km.) in territorio orvietano. II bacino ha una superficie di oltre 1.300 kmq.
E' l'affluente di destra più importante del Tevere nel quale confluisce poco dopo Orvieto, là dove sorge il porto romano di Pagliano, uno dei principali scali commerciali dell'antica Roma.
II fiume è arricchito da vari affluenti: quello con bacino maggiore è il torrente Chiani - il "Clanis" dei Romani - che scorre nella parte orientale dell'Orvietano interessando parte dell'area protetta della Selva di Meana. Esso nasce presso Chiusi e ha una lunghezza di 42 km. Originariamente convogliava le acque della Valdichiana e del lago di Chiusi già nel '700 deviate verso l'Arno così da diminuirne notevolmente la portata. Si ricorda inoltre il torrente Fersinone, lungo 23 km., tributario del Nestore, a sua volta affluente di destra del Tevere. Insieme con il fosso del Melonta e dell'Elmo si caratterizza per le acque particolarmente limpide, fresche e ossigenate.

L'ambiente

Valli, pianure, acque pure, natura integra e paesaggio modestamente antropizzato: questo il segno distintivo dell'area compresa entro i bacini idrografici del Paglia, del Chiani e del Fersinone. Un succedersi di colline spesso coltivate, di altipiani - quello dell'Alfina - e maestose montagne come il Peglia.
Un territorio che, per le sue valenze ambientali, è stato dichiarato area protetta mediante l'istituzione di tre parchi: uno gravita nell'area di Allerona e comprende la Selva di Meana, il parco di Villalba interessando parte del corso del Paglia. Un secondo, coincidente con l'area del monte Melonta e del bosco dell'Elmo, include i torrenti del Fersinone, del Melonta e dell'Emo. Una terza area protetta riguarda il Parco e il Museo Vulcanologico di San Venanzo. In realtà tutto il monte Peglia, per i suoi caratteri ambientali, può essere considerata un grande parco naturale.

I territori che gravitano intorno al Paglia e al Chiani hanno caratteristiche morfologiche differenti. II Paglia attraversa, per lo più, terreni vulcanici. II Chiani scorre su antichi sedimenti lacustri. I monti di Allerona presentano vaste formazioni argillose con un'ampia zona calanchifera.

L’acqua nella storia: itinerario tra necropoli etrusche e borghi medievali

II Paglia e il Chiani sono citati da Plinio nelle Naturalis Historiae come arterie di collegamento tra il territorio orvietano e il chiusino. In passato la loro portata era sicuramente più cospicua e, probabilmente, erano navigabili.
Le vie fluviali, nell'età preromana e romana hanno dunque rivestito, anche in questo distretto dell'Umbria, grande importanza come dimostra il cospicuo numero insediamenti umani lungo il corso dei fiumi e i reperti scoperti nelle cavità naturali e riferibili all'uomo primitivo. La civiltà etrusca, che ebbe il suo fulcro in Orvieto, ha uniformato di sé il territorio orvietano, come testimoniano le molte necropoli riportate alla luce.
Oltre a quelle della città della Rupe - necropoli del Crocifisso del Tufo e Cannicella - sono presenti a Porano (tombe di Golini e degli Hescanas), Castel Viscardo, Allerona, Parrano, Ficulle e nell'area del Melonta e del Peglia.

L'espansione della civiltà romana ha visto ancora protagonisti i corsi d'acqua: i centri si sono sviluppati, infatti, in corrispondenza dei fiumi per le facilitazioni che essi offrivano per l'agricoltura e per la commercializzazione dei prodotti. Ne è testimonianza il Porto di Pagliano, sorto alla confluenza del Paglia con il Tevere. La costruzione delle vie consolari Cassia e Traiana Nova, ha completato la fase di romanizzazione.
A partire dalla fine dell'Impero romano, è il Medioevo a segnare il territorio con la nascita o lo sviluppo di borghi fortificati e castelli.
Non vi è paese che non testimoni, nel suo assetto urbanistico, nei suoi palazzi, nel patrimonio artistico, la vitalità di quell'epoca.

I pozzi di Orvieto: alla ricerca dell'acqua

La ricerca dell'acqua e le necessità di approvvigionamento idrico sono alla base della costruzione dei due pozzi orvietani, veri capolavori dell'architettura e dell'ingegneria idraulica: il Pozzo di San Patrizio e il quello della Cava.
Il Pozzo di San Patrizio fu realizzato tra il 1528 e il 1537 da Antonio da Sangallo il Giovane. Profondo 62 m., è formato da due scale elicoidali indipendenti che permettevano ai muli e alle persone di scendere al fondo per prendere l'acqua senza incontrasi con chi risaliva.
Il Pozzo della Cava, scavato nel tufo per una profondità di 36 m. nel 1527, presenta un pozzo più piccolo rettangolare risalente all'epoca etrusca.

Gastronomia

Vino D.O.C. di Orvieto: è tra i più rappresentativi dei vini umbri. La sua produzione riguarda l'intero Orvietano.
Tartufo-bianco: il pregiato tubero è una delle ricchezze del territorio e, particolarmente, della zona di Fabro: in questa città si tiene ogni anno, a novembre, la "Mostra Mercato Nazionale del tartufo e dei prodotti agroalimentari".
Vanno ricordati, inoltre, gli allevamenti di carne bovina di razza chianina.

Sport

Luogo ideale per la pratica della speleologia sono le grotte delle Tane del Diavolo di Parrano. La forra di Fosso del Bagno, sempre a Parrano, è il paradiso degli appassionati di torrentismo.

Itinerari naturalistici percorrono tutto l'Orvietano: sono percorribili a cavallo, a piedi e in mountain bike. Uno di questi, articolato in più settori, mette in comunicazione il lago Trasimeno con quello di Bolsena.

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"Umbria...Cuore verde d’Italia. Umbria delle acque e dei Parchi, Agenzia di Promozione turistica dell'Umbria, Perugia, p. 72, per gentile concessione.



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