Informazioni turistiche su Campello sul Clitunno, Umbria
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Campello sul Clitunno - La frazione di Pissignano

LA STORIA - Pissignano, frazione del comune di Campello, deve il nome al temine latino Pissinianum, cioè luogo della piscina (questa era dove si trova il tempietto).
E’ costituita da un’antico castello tra Campello e Trevi, che con la Torre e il Colle Revalioso, o di S. Benedetto, a cui era unito, appartenne un tempo al demanio del ducato e poi alla Chiesa.

Nel 1213 fu promesso al Comune di Spoleto dal duca Diepoldo, in cambio dell'aiuto contro Trevi, e Federico II nel 1241 lo enumerò tra i luoghi soggetti a Spoleto. Il Cardinale Capocci, nel 1247, ne confermò il possesso alla Città.

Secondo alcuni, quel luogo sarebbe stato feudo della nobile famiglia Sansi. Sulla fine del sec. XIII, per le continue molestie dei Trevani, il castello era divenuto deserto, e Spoleto concesse immunità e privilegi a chiunque di fuori del suo distretto si fosse recato ad abitarlo. Nel 1361 figura tra i castelli soggetti a Spoleto. Nel 1395 i Trevani, con le genti di Biordo Michelotti, lo saccheggiarono, nonostante gli uomini e le donne nella torre si fossero strenuamente difesi. Questa torre era abitualmente custodita da guardie inviate da Spoleto, e nel 1415 gli abitanti chiesero alla città che che la affidasse a loro, non sentendosi essi sufficientemente tutelati dai custodi spoletini. Il Comune di Spoleto, benché la popolazione dichiarasse di voler altrimenti abbandonare il luogo, ritenne prudente mantenervi le sue guardie, obbligandole a maggior diligenza. Sarebbe stata assai grave per la Città l'eventuale perdita di quel castello, che più volte dovette essere energicamente difeso.

Spoleto perse Pissignano durante le lotte con l'abate Tomacelli, ma lo riebbe nel 1440.

Nel 1455 circa la gente del luogo ottenne da Spoleto il permesso di riattare le torri e le mura.

Nel 1490 Pissignano si trova ancora nell' elenco dei luoghi del distretto spoletino.

Altre discordie si accesero verso il 1520 perchè alcuni dei Brancaleoni avevano iniziato a edificare un mulino sul fiume Clitunno, sotto Pissignano, contro il divieto di Spoleto che lo aveva poco prima impedito alla stessa comunità di Campello.

I Brancaleoni resistettero alle intimazioni della Città, e uno di loro, Girolamo detto Picozzo, messo al bando capitale, si ribellò, raccolse molti compagni e si chiuse nel castello di Pissignano, da cui prese a razziare le vicine campagne. Annibale Baglioni, commissario papale, dovette prendere d'assalto quella rocca e snidarne con la forza i ribelli, mentre il Governatore faceva demolire il molino [il mulino fu tuttavia riedificato ed è tutt'oggi presente e visitabile visto che è divenuto la Residenza d'epoca Vecchio Molino n.d.r.].

Ma nel 1522, seguendo l'esempio di altri castelli, Pissignano fu di nuovo ribelle a Spoleto, e non si ridusse all'obbedienza finchè non vide accampato, presso le Vene del Clitunno, Renzo da Cere con 7000 uomini, pronti ad assalire Pissignano, Campello e tutti gli altri luoghi sollevati.

Nel 1580 si chiuse e si fortificò nel castello il famoso bandito Leoncilli, che per vario tempo seminò il terrore in tutto il territorio di Spoleto.

In seguito le cose trascorsero quiete, e Pissignano rimase sotto il dominio di Spoleto fin verso la fine del sec. XVIII. Oggi è una frazione prosperosa del Comune di Campello sul Clitunno.

L'ARTE - abitato è attualmente costituito dal nucleo del castello e da un ampio borgo alle pendici del colle. La dinamica dell' insediamento fa ritenere che il primo nucleo, di probabile origine romana, si sia formato in zona pedemontana, in prossimità dell' attuale percorso della Flaminia, rimasto nel corso dell' altomedioevo in collegamento con la vicina pieve di S. Michele arcangelo e con il celebre tempietto del Clitunno, dedicato al Salvatore; più tardi, nella parte alta del colle, nei pressi di una chiesa di S. Benedetto, fondata da una comunità benedettina, sorse un altro nucleo abitativo che prese, appunto, il nome di S. Benedetto.

Quest' ultimo abitato si sviluppò fino a dotarsi di cinta muraria già nel sec. XlI, assai in anticipo rispetto agli altri castelli della zona, ereditando il nome del sottostante centro di Pissignano.

La sua forma è quella triangolare, tipica dei castelli di pendio, con il vertice a monte e le torri disposte sugli angoli e sui due lati spioventi in posizione intermedia. La torre di vertice è molto alta e slanciata, ma le funzioni difensive di maggior rilievo erano concentrate sicuramente nella torre pentagonale intermedia, utilizzata fin da epoca antica come campanile ed abside della chiesa di S. Benedetto. L'abitato è disposto a terrazze digradanti e conserva in parte i caratteri medievali, nonostante alcuni recenti interventi edilizi siano stati condotti senza la dovuta oculatezza.

Nel punto più alto sono i resti di quello che doveva essere il palazzetto della comunità, ove si conserva un affresco raffigurante la Madonna con Bambino, datato 1545. L'abside della chiesa ha una doppia muratura, una più antica, con resti di affreschi datati 1449, e l'altra con un affresco raffigurante la Resurrezione, di Fabio Angelucci da Mevale, della seconda metà del sec. XVI.


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