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Gubbio - Passeggiata per le vie del Centro Storico

Veduta di Gubbio Fuori Porta Romana si erge il complesso della Chiesa di S. Agostino, iniziata nel 1251, consacrata nel 1294. La facciata in laterizi fu rifatta nel 1790. L‘interno a navata unica, scandito da otto archi trasversali, un modello molto diffuso a Gubbio, conserva numerosi affreschi di Ottaviano Nelli e della sua bottega nelle pseudocappellle fra le campate e soprattutto sull‘arco trionfale („Giudizio Universale“); l‘abside è invece decorata con 26 riquadri con le „Storie di S. Agostino“ (sempre del Nelli, 1422-27), che offrono un fedele ritratto della società eugubina di quel periodo.

Centro storico Rientrando da Porta Romana nel quartiere di S. Andrea, si erge la Chiesa di S. Maria Nuova, eretta nel XII sec., caratterizzata dal portale trilobato fuori asse rispetto al centro della chiesa. L‘interno è stato ristrutturato nel XVII secolo, ma sono stati risparmiati gli affreschi di Ottaviano Nelli e della sua bottega, tra i quali spicca la „Madonna del Belvedere“ (1403 o 1413), una delle opere gotiche pu significative dell‘Umbria. L‘altare al centro dei tre altari barocchi proviene dalla Chiesa di S. Agostino, ad opera di Antonio e Giambattista Maffei. Una delle due urne contenenti in precedenza la salma di S. Ubaldo è stata internamente dipinta dal cosiddetto Maestro Espressionista di S. Chiara. Poco lontano si trova la Chiesa di S. Andrea, del monastero benedettino di S. Marziale, del XII secolo, a due navate, una con volta a botte, l‘altra con volte a crociera. Le absidi sono state costruite con materiale di spoglio sui resti di un tempio romano.

Scendendo nel quartiere di San Pietro si incontra la Chiesa di S. Pietro, facente parte di un altro convento benedettino del XIII secolo. Eretta su una precedente basilica romanica del XI sec. a tre navate, che si intuisce guardando bene la facciata, dove sono state d‘altronde utilizzate delle colonne ancora precedenti, probabilmente del VI secolo. Nel 1519, chiesa e convento passarono agli Olivetani, che la ristrutturarono all‘interno in stile rinascimentale, lasciando solamente l‘abside poligonale gotica. La chiusura dell‘oculo e l‘apertura di due finestre laterali sulla facciata sono dovute all‘istallazione dell‘organo monumentale maggiore (un altro nell‘abside risale al XVIII sec.) del 1598 ad opera di un costruttore d‘organo fiammingo, mentre il suo involucro è dei fratelli Antonio e Giambattista Maffei di Gubbio. Da segnalare, nella 5a cappella di destra, un‘“Adorazione“ di Raffaellino del Colle (1510) e altri due suoi affreschi, di quando aveva già avuto dei contatti con Raffaello e il Vasari.

Ritornando verso il centro della città, si arriva alla Chiesa di S. Giovanni Battista, eretta probabilmente sul luogo della precedente prima cattedrale di Gubbio nel tardo XIII secolo. L‘interno presenta una variante, di influenza cistercense, dei caratteristici archi ogivali, che qui poggiano su mensole sorrette da colonnine binate. La cappella battesimale gotica, con un prospetto rinascimentale, è di epoca successiva alla costruzione della chiesa. Al suo interno si trova un fonte battesimale in maiolica con sopra un tempietto esagonale in marmo e legno rinascimentale e una pala raffigurante „Il Battesimo di Gesù“ di scuola del Perugino. A lato del primo altare a sinistra invece si trova una tela del XVI sec. di Benedetto Nucci di Gubbio, „S. Lucia e S. Barbara“.

Chiesa di San Francesco Dirigendosi verso la piazza più grande della città, Piazza dei Quaranta Martiri (dedicata alle vittime di una rappresaglia nazista del 1944, già Piazza del Mercato), si incontra il lungo edificio dell‘Ospedale della Misericordia (o Spedal Grande, 1326), sormontato in tutta la sua lunghezza dalla Loggia dei Tiratori della Lana, aggiunta nel 1603 dalla potente corporazione dei Tessitori di Lana, che la utilizzavano per stendere ad asciugare i loro prodotti. L‘antico ospedale appartenne alla Confraternita dei Disciplinati Bianchi, detti anche Laici, che avevano la loro sede nell‘attigua Chiesa di S. Maria dei Laici. La facciata fu rifatta nel XVIII secolo, ma la chiesa è contemporanea all‘ospedale. Al suo interno si trovano un ciclo di 24 tele raffiguranti „Scene della vita di Maria“, di Felice Damiani di Gubbio (seconda metà del XVI sec.) e, all‘altare sinistro, „Annunciazione“, l‘ultima opera dell‘urbinate Federico Barocci, terminata nel 1612 nella parte bassa da un suo allievo.
Sul lato meridionale della gigantesca piazza, si erge il maestoso complesso conventuale della Chiesa di S. Francesco. Utilizzando in parte dei fondi della famiglia Spadalonga, commercianti di lana, che ospitarono S. Francesco nel suo soggiorno a Gubbio (1206-07), donati alla comunità francescana nel 1214, nel 1256 iniziarono i lavori di costruzione, terminati verso la fine dello stesso secolo. La semplice facciata, ornata da un portale romanico, è rimasta incompiuta nella parte alta: il rosone vi fu montato solo nel 1958 e proviene da S. Francesco a Foligno. Sulla parete di sinistra, un portale gemino è stato murato, sopra si apre un rosone molto elaborato del XIV secolo. Anche parte delle monofore della parete sono state chiuse in seguito al rinnovamento dell‘interno, avvenuto nel 1724. Il campanile ottagonale del XV sec. è stato aggiunto sormontando una delle tre absidi poligonali originali. L‘interno, maestoso, è diviso in tre navate da alte colonne; la navata centrale (dopo l‘intervento del ‘700) con volta a botte, quelle laterali con volte a crociera quattrocentesche: originalmente tutto il soffitto era fatto a capriate. Nell‘abside di sinistra si possono ammirare le „Scene della vita di Maria“ di Ottaviano Nelli (1408-1413), che con il ciclo di S. Agostino costituiscono l‘opera di maggior prestigio dell‘artista eugubino. Nell‘abside centrale si sono conservati (ma ridipinti) degli affreschi del XII sec., “Cristo in trono“ e i Ss. Pietro, Paolo, Francesco e Antonio da Padova. L‘abside di destra, eretta nel luogo dove secondo la tradizione S. Francesco avrebbe ricevuto la tonaca dalla famiglia Spadalonga, è divisa in due da una volta del ‘400, con due distinti cicli pittorici, ambedue ascritti a Guido Palmeruccio: nella parte superiore, „Francesco che rinuncia ai beni del padre“ e „Il sogno di Innocenzo III“; nella parte inferiore, „Cristo Redentore attorniato dai quattro Evangelisti“ e, sulle pareti, diversi ritratti di santi. Sul lato destro dell‘abside si accede alla sacrestia, ricavata nei locali del fondo dei Spadalonga, e da lì al Chiostro della Pace (XIV sec.). La Sala del Capitolo è contemporanea alla chiesa, ma fu rimpiccolita nel XV secolo. Il portale trilobato e le due bifore sono state riportate alla luce nel 1965.

Chiesa di San Domenico Percorrendo Via Cavour si passa accanto al Palazzo Beni, costruito alla fine del ‘300 dalla famiglia ghibellina tornata dall‘esilio, riunendo dietro ad un‘unica facciata diverse case di loro proprietà. Il portale risale al XVII secolo. Ora il palazzo è in abbandono. Si sbuca infine sulla Piazza Giordano Bruno, sulla quale si affaccia la Chiesa di S. Domenico. La chiesa fu eretta intorno al 1300 su quella precedente, dedicata a S. Martino, che ha dato il nome al quartiere. Anche all‘inizio del XVII sec. furono fatti dei cambiamenti: la facciata (incompiuta) fu retrocessa di una campata, il coro spostato verso l‘esterno e fu creato un transetto, oltre a coprire il tutto a volta. Furono create anche una serire di nicchie laterali; recenti lavori hanno riportato alla luce alcune cappelle trecentesche con interessanti affreschi di pittori locali del XIV e XV secolo (prima a destra e a sinistra). Nell‘abside è notevole il coro ligneo con il leggio intarsiato (detto del Terzuolo, cioè di Mariotto di Paolo), ora attribuito dai più a Giovanni da Verona. Nella seconda cappella di sinistra, affreschi di Ottaviano (o Tommaso) Nelli, „S. Vincenzo Ferrer“ e „S. Pietro martire“; nella quarta di sinistra, „Madonna con Bambino e angeli suonanti“ di Raffaellino del Colle (1546), quinta di sinistra, „S. Maria Maddalena“ di Giovanni Baglione (prima metà del XVII sec.) e una Pietà in terracotta del primo ‘400; settima cappella di sinistra, terracotta “S. Antonio Abate“, prodotta localmente, si dice da Mastro Giorgio.

Una stradina del centro Dopo Via Vantaggi, in Via Gabrielli si costeggia il grande Palazzo dei Conti Gabrielli con l‘alta torre gentilizia, che spicca dal profilo urbano eugubino. Dopo l‘ascesa al potere dei Gabrielli, e di conseguenza l‘eliminazione del magistrato del Capitano del Popolo, i Gabrielli si impadronirono del Palazzo del Capitano del Popolo, facendone sotto i Montefeltro la loro residenza. Il palazzo di tre piani, costruito alla fine del Duecento, ha al piano nobile il grande Salone del Consiglio, al quale i Conti Gabrielli aggiunsero nel XV sec. il camino.; nel quartiere del corpo di guardia è conservato un interessante lavabo in pietra con tre rubinetti. Di fronte agli ingressi del palazzo, nel lastricato della strada è incastonata una grande pietra ovale, detta il Pietrone, sulla quale si depone per qualche attimo la bara con il Cristo Morto durante la processione del Venerdì Santo proveniente dalla Chiesa S. Croce della Foce, appena fuori da Porta Metauro, un‘usanza che risale al Medioevo.

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